VALUTARE IL RISCHIO DI OVERREACHING NON FUNZIONALE

L’allenamento consiste in una serie di fattori di stress che determinano la reazione di adattamento dell’organismo. Se si entra nell’overreaching non funzionale, o addirittura nell’overtraining, non ci sono sostanzialmente terapie per proseguire con il programma di preparazione dell’atleta. Per questo è indispensabile saper cogliere i primi segni ed evitare così i rischi. Scopri come con gli esperti di Cibum dell’Università di Siena

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Consulenza scientifica

Marco Bonifazi

Specialista in Medicina dello Sport, è Professore associato di Fisiologia
presso il Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena. Coordinatore tecnico del Centro Studi e Ricerche della Federazione Italiana Nuoto. Ha partecipato, come medico e dirigente tecnico a otto edizioni dei Giochi Olimpici, dal 1988 al 2016.

I FATTORI DI STRESS

L’atleta non è sottoposto solo a fattori stress legati all’allenamento, ma anche a quelli di carattere personale e sociale. Poiché, l’organismo utilizza le stesse risorse e gli stessi meccanismi per l’adattamento ai diversi fattori di stress, indipendentemente dalla natura degli stessi, si può schematizzare che:

  • Se lo stress totale (la somma di tutti i fattori, sportivi e non) rimane entro la riserva individuale di tolleranza allo stress, l’allenamento determinerà gli adattamenti desiderati e, conseguentemente, la prestazione migliora con il recupero da una condizione di fatica acuta (raggiunta in poche sedute di lavoro) o di overreaching funzionale (conseguente alla somma di effetti prodotti da alcune settimane di allenamento)
  • Se, al contrario, lo stress totale supera la disponibilità di tale riserva, l’allenamento determinerà un “maladattamento”con conseguente condizione di overreaching non funzionale e peggioramento della prestazione o addirittura, più raramente, di una sindrome di superallenamento. In pratica, in queste condizioni, l’allenamento affatica, esaurendo le risorse, senza determinare una reazione di adattamento. Tale condizione può dipendere da un eccesso di carico allenante e/o da un insufficiente recupero, ma anche (o solamente) da un eccesso di fattori di stress extrasportivi pur in presenza di un programma di allenamento equilibrato.
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I FATTORI DI STRESS PREDISPONENTI L’OVERREACHING NON FUNZIONALE

Oltre a quelli metabolici, meccanici e psicologici legati all’attività sportive, gli studiosi ritengono che un insieme complesso di altri fattori sia importante in questo ambito.

Fra questi: le aspettative eccessive da parte dell’allenatore, dell’ambiente sportivo o di componenti della famiglia, la struttura della personalità, l’ambiente sociale extrasportivo, i rapporti con l’allenatore, la famiglia e gli amici, la monotonia percepita nell’allenamento e nella vita quotidiana, i problemi personali e le richieste eccessive (anche temporanee) legate all’attività scolastica (per esempio, recuperare un giudizio positive alla fine dell’anno scolastico) o lavorativa.

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COME SOSPETTARE TALE CONDIZIONE?

Alcuni segnali, presenti tuttavia anche nell’overreaching funzionale riguardano, oltre al peggioramento della prestazione, la perdita di coordinazione, la ricomparsa di errori tecnici corretti in precedenza e anche la difficoltà di riconoscere tali errori. Dato che, come già detto, non esistono strumenti affidabili che possano indicare il passaggio a una condizione non funzionale, si dovrebbe sospettare tale condizione quando si manifestano in modo importante:

  • Prestazioni in allenamento e in competizione nettamente inferiori alle attese, in modo inspiegabile
  • Sensazione maggiore di sforzo e di fatica in allenamento a parità di carico esterno
  • Sensazione persistente di affaticamento durante la giornata
  • Disturbi del sonno

IN QUESTI CASI È NECESSARIO ESCLUDERE PROBLEMI DI SALUTE

Si deve distinguere innanzitutto se questa condizione è generata da alterazioni delle condizioni di salute o da errori alimentari. La valutazione del medico è fondamentale per escludere condizioni quali anemie, infezioni virali acute (come la mononucleosi), ipotiroidismo, diabete, cardiopatie oppure insufficiente assunzione di carboidrati, solo per citare alcune delle più frequenti, per intervenire in modo mirato.

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L’ESPERTO: E QUINDI COSA FARE?

“In assenza di problemi di salute dimostrati, per i quali potrebbe essere anche necessario interrompere l’allenamento, sarà comunque opportuno ridurre il carico di lavoro e controllare le risposte dell’atleta: se la condizione era determinata da affaticamento acuto essa si può normalizzare nel giro di tre-quattro giorni“. Afferma il Prof. Marco Bonifazi, che spiega: “Se invece essa dipendeva da un overreaching funzionale può rientrare nel giro di una-tre settimane, di solito con un miglioramento della prestazione, situazione spesso cercata in modo da far coincidere il recupero con il tapering prima della gara principale. In caso di overreaching non funzionale il recupero può richiedere invece da diverse settimane a alcuni mesi e non si associa a miglioramento della prestazione anche per il disallenamento che si genera per far recuperare l’atleta”.

BIBLIOGRAFIA

  1. Kenttä G, Hassmén P. Overtraining and recovery. A conceptual model. Sports Med. 1998
  2. Meeusen R et al. Prevention, diagnosis, and treatment of the overtraining syndrome: joint consensus statement of the European College of Sport Science and the American College of Sports Medicine. Med Sci Sports Exerc. 2013

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