OBESITÀ E SONNO: DORMIRE POCO AUMENTA I RISCHI

Il 18 maggio si celebra la giornata europea dell’obesità. Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che sono sovrappeso-obesi il 50% degli adulti e il 30% dei bambini e adolescenti del Pianeta. In Italia sono 18 milioni gli adulti in sovrappeso (35,5%) e 5 milioni (secondo Italian Obesity Barometer Report) quelli obesi, ovvero una persona su dieci. Inoltre, 3 bambini su 10, sono in sovrappeso e fra questi 1 è obeso. Le conseguenze sulla salute, aumento del rischio di malattie degenerative delle articolazioni, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori maligni associati all'obesità, sono ormai noti, ma non sempre si è a conoscenza anche dei risvolti negativi sul sonno. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Barbara Paolini

Medico dietologo e direttore dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Professore all'Università di Siena. Presidente Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

OBESITÀ E SONNO

La durata del sonno diminuisce con l’età di circa dieci minuti ogni decennio. Esistono anche differenze di sesso, poiché gli uomini hanno una durata del sonno più breve rispetto alle donne di circa 25–45 minuti, probabilmente a causa di ormoni o fattori sociologici come i ruoli di genere. 

Sono presenti variazioni per razza/etnia, con gli afroamericani che generalmente dormono per quantità inferiori rispetto ad altri gruppi razziali/etnici. Rispetto a coloro che sono sposati, le persone non sposate hanno maggiori probabilità di dormire a sufficienza.

Poiché il sonno è diminuito nel tempo, la prevalenza dell’obesità è aumentata, ciò ha fatto pensare che il sonno e l’obesità possono essere correlati. Esiste ora un’ampia letteratura sull’associazione tra durata del sonno e obesità.

In effetti, molti studi su adulti e bambini hanno riportato che il rischio di obesità è maggiore in coloro che dormono poco (generalmente quelli che riferiscono di dormire <7 ore/notte) rispetto a coloro che ha una durata del sonno regolare (quelli che riferiscono di dormire 7-8 ore/notte).

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L’ESPERTA: RESPIRAZIONE DISORDINATA DEL SONNO

“Sebbene si ipotizza che il sonno breve influenzi l’obesità, quest’ultima può influenzare aspetti del sonno. L’apnea ostruttiva del sonno (OSA), la forma più comune di disturbi respiratori del sonno, è caratterizzata dal collasso ripetitivo parziale o totale delle vie aeree superiori ed è una conseguenza altamente prevalente dell’obesità.” Indica la dottoressa Barbara Paolina che spiega: “Un indice di massa corporea più elevato è associato a una maggiore gravità dell’OSA. Le interruzioni del sonno caratteristiche dell’OSA possono promuovere cambiamenti comportamentali, metabolici e/o ormonali favorendo l’aumento di peso e/o difficoltà a perdere peso.”

ECCESSO DI PESO E RESPIRAZIONE

La perdita di peso è associata a una diminuzione della gravità dell’OSA. 

L’eccesso di peso corporeo può esacerbare l’OSA attraverso diverse cause. 

  • ll grasso del collo parafaringeo può comprimere direttamente le vie aeree superiori.  Spostando il diaframma verso l’alto, l’adiposità addominale riduce il volume polmonare e quindi la trazione tracheale verso il basso. Questa perdita di “rimorchiatore tracheale” è stata associata a una maggiore collassabilità delle vie aeree superiori.
  • Recenti studi di imaging suggeriscono inoltre che l’obesità è associata alla deposizione intramuscolare di grasso in aree come la lingua, che può non solo restringere le vie aeree superiori, ma anche interferire con la funzione di dilatazione delle vie aeree superiori di questi muscoli.

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OBESITÀ, SONNO E REGOLAZIONE ORMONALE

La leptina è un ormone proteico secreto dalle cellule adipose con lo scopo di regolare le riserve energetiche e di comunicare al cervello che queste sono sufficienti e non c’è bisogno di mangiare. Quando i valori di leptina sono bassi i segnali con controllo dell’appetito al cervello diminuiscono e si predispone all’obesità.

La grelina è secreta dalle cellule del fondo dello stomaco e dal pancreas e si preoccupa di stimolare l’appetito.

I livelli di leptina sono anormalmente alti nell’OSA, che, simile all’iperleptinemia osservata nell’obesità, può contribuire a una “resistenza alla leptina” all’interno dell’OSA. Questo, a sua volta, può predisporre i pazienti a un ulteriore aumento di peso e aiutare a spiegare la relazione reciproca tra OSA e obesità.

Anche i livelli di grelina sembrano essere più elevati nell’OSA, coerentemente con un profilo ormonale che predisporrebbe a una assunzione energetica elevata

Con livelli anormalmente elevati di leptina circolante (indicativa di una “resistenza alla leptina”) e grelina ci si aspetta che questi cambiamenti provochino una bassa sazietà e un’elevata fame, e quindi un’eccessiva assunzione di cibo.

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ALTRE COMORBIDITÀ DELL’OBESITÀ

Oltre all’OSA, anche altre comorbidità dell’obesità possono influire sul sonno. La depressione è stata costantemente associata sia al sonno che all’obesità in ogni età. L’obesità può influenzare la depressione attraverso la resistenza all’insulina o il diabete, che possono avere influenza sul nostro cervello.

La depressione può anche influenzare l’obesità attraverso comportamenti scorretti nello stile di vita, come una cattiva qualità della dieta, un’elevata attività sedentaria e una scarsa attività fisica.

Il calo ponderale attraverso in primo luogo il cambiamento dello stile di vita è fondamentale per migliorare questa condizione patologica oltre che a tutti gli altri fattori di rischio legati all’obesità.

BIBLIOGRAFIA

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