CALCIO: IL MODELLO PRESTATIVO

Il calcio, secondo la classificazione dal punto di vista dei meccanismi energetici, è un’attività a impegno metabolico misto caratterizzata da fasi attive (salti, sprint, tiri ecc) in cui il meccanismo anaerobico è particolarmente sollecitato e fasi aerobiche di recupero (corsa lenta, camminata) che si alternano molto frequentemente. Complessivamente, una partita di calcio di 90 minuti più recupero richiede un energetico totale di circa 1200-1500 kcal. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Università di Siena

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Consulenza scientifica

Michele Bisogni

Medico Chirurgo, specialista in Medicina dello sport e dell’Esercizio Fisico. Dal 2016 Medico sociale dell'AC Perugia Calcio, in passato ha collaborato con squadre professionistiche come AC Siena Calcio e Watford F.C. Esperto in riabilitazione e rieducazione funzionale dello sportivo, valutazione funzionale ed alimentazione del calciatore.

I MECCANISMI ANAEROBICI

Circa il 15-20% della quota di lavoro totale ricade nel metabolismo anaerobico alattacido che comprende tutte le prestazioni esplosive e con velocità massimali; queste azioni si ripetono con notevole frequenza durante una partita.

Un calciatore di buon livello solitamente esegue circa 150-250 azioni ad alta intensità durante una partita. La percentuale di lavoro svolto alle massime velocità aumenta in base alla categoria in cui gioca la squadra.

Quando le azioni ad alta intensità si ripetono in modo molto ravvicinate la glicolisi anaerobica permette di mantenere alta la produzione di energia con associato accumulo di acido lattico e riduzione del pH nei muscoli interessati.

Le misurazioni di acido lattico durante alcune partite hanno confermato l’elevato impegno del metabolismo glicolitico nel corso dell’intero incontro, con notevoli picchi di lattato raggiunti nel corso della partita.

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IL MECCANISMO AEROBICO

Viceversa le richieste energetiche del calciatore derivanti dal metabolismo aerobico sono relativamente modeste. Infatti la media di km percorsi nell’arco dei 90 minuti si aggira attorno a 12 km, con ampie differenze individuali legate al ruolo (i centrocampisti si muovono più di attaccanti e difensori) e la frequenza cardiaca media di una partita è circa l’85% di quella massimale con picchi di frequenza molto vicini alla frequenza cardiaca massimale.

Questi valori sono ben lontani di quelli di atleti fondisti e si può affermare che la potenza aerobica richiesta anche in calciatori di buon livello sia in genere non particolarmente elevata.

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L’ESPERTO: LE RISERVE DI GLICOGENO MUSCOLARE E L’ALIMENTAZIONE

“Una caratteristica fondamentale nel calciatore è la resistenza all’esecuzione di molteplici gesti ad alta intensità nel corso della partita. Diversi studi hanno dimostrato che il numero di sprint si riduce verso la fine della partita a causa del sopraggiungere della fatica muscolare“. Indica il dottor Michele Bisogni, che spiega: “Il consumo elevato e rapido del glicogeno muscolare, un carboidrato di riserva presente all’interno del muscolo, sembrerebbe giocare un ruolo importante nel limitare la prestazione del calciatore. Strategie nutrizionali mirate ad aumentare i livelli di glicogeno muscolare prima della partita e allenamenti specifici permettono di favorire il mantenimento di adeguate riserve di glicogeno. La prestazione è condizionata anche dal livello dell’avversario, essendo la distanza totale percorsa e quella a intensità elevata superiori durante gli incontri con squadre di alto livello rispetto a quelli con squadre di valore medio o basso”.

BIBLIOGRAFIA

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