ESERCIZIO FISICO NELLE CARDIOMIOPATIE: LA PRESCRIZIONE INDIVIDUALIZZATA

L’esercizio fisico, oltre ad avere una comprovata efficacia nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari, è un importante componente della terapia della maggior parte delle patologie cardiovascolari, ed è associato ad una riduzione della mortalità per cause cardiovascolari e per tutte le cause. Nonostante ciò, l’esercizio fisico può paradossalmente innescare aritmie in individui con patologia cardiaca e portare a morte cardiaca improvvisa (MCI), in particolare in chi precedentemente sedentario o con uno stadio avanzato di patologia. Ciò ha portato la European Society of Cardiology a pubblicare nel 2020 le Linee Guida sulla Cardiologia dello sport e dell’esercizio fisico nelle persone con malattie cardiovascolari. Scopri di più con i medici di Cibum dell'Università di Siena

elettrocardiogramma-ECG

Consulenza scientifica

Flavio D'Ascenzi

Specialista in Malattie dell’apparato cardiovascolare, è professore associato di Metodi e didattiche delle Attività Motorie presso il Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena. E’ anche professore aggregato di Clinica presso l’Università di Pittsburgh, US. Ha conseguito il Dottorato di ricerca internazionale in Cardiologia presso l’Università di Umea, Svezia. In ambito sportivo, è medico delle Squadre nazionali di Pallavolo Juniores femminile e consulente tecnico-scientifico della Emma Villas, Serie A2 di Pallavolo maschile.

Hanno collaborato al presente testo Giacomo Merello e Luna Cavigli, rispettivamente specializzando e ricercatrice in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università di Siena.

ATTIVITÀ FISICA PER LE PERSONE AFFETTE DA CARDIOMIOPATIE

Le cardiomiopatie sono patologie che colpiscono primariamente il muscolo cardiaco causando un aumentato rischio di aritmie, e che spesso esordiscono in età precoce. Per quanto, infatti, la maggior parte delle persone affette da tali patologie sia esclusa dalla pratica sportiva agonistica, è comprovato il beneficio di un’attività fisica regolare per questi pazienti.

Tuttavia, la prescrizione di programmi di esercizio fisico personalizzati, basati sulla misurazione esatta della capacità di esercizio individuale e sulla precisa quantificazione dell’attività fisica da praticare, è fondamentale per ridurre i rischi e trarre i benefici desiderati.

L’ESPERTO: DETERMINARE LA CORRETTA INTENSITÀ

“Fra i vari parametri utili alla prescrizione dell’esercizio fisico, la determinazione dell’intensità dell’attività fisica è fondamentale: essa è direttamente correlata sia al miglioramento della capacità funzionale sia al rischio di eventi avversi durante attività”. Indica il Prof. Flavio D’Ascenzi, che spiega: “Di solito, l’intensità è comunemente espressa come una determinata frequenza cardiaca (FC) da mantenere durante l’esercizio. Essa può essere calcolata come percentuale della frequenza cardiaca massima (FCmax) registrata durante un test ergometrico o della frequenza cardiaca di riserva, calcolata come la differenza tra FCmax e frequenza cardiaca a riposo”.

IL TEST CARDIO-POLMONARE

La metodica più precisa per la valutazione dell’intensità dell’esercizio è il test cardio-polmonare, una metodica che combina:

  • l’analisi integrata della ventilazione
  • del consumo di ossigeno (VO2)
  • della produzione di anidride carbonica

ai parametri comunemente valutati durante test da sforzo incrementale, quali:

  • la frequenza cardiaca (FC)
  • la pressione arteriosa
  • le modifiche dinamiche all’elettrocardiogramma da sforzo

Valutando la risposta metabolica dell’organismo, il test consente infatti di stimare a quale FC il soggetto sta eseguendo un esercizio con metabolismo prevalentemente aerobico (VT1 o soglia aerobica), corrispondente ad un’intensità moderata di esercizio, e quando si ha invece uno shift verso il solo metabolismo anaerobico, con la determinazione della VT2 o soglia anaerobica, che corrisponde ad un’intensità vigorosa di esercizio aerobico.

Il test cardio-polmonare consente di stimare le soglie del singolo individuo, sulla base del suo stato di salute, del grado di allenamento e di tolleranza allo sforzo, tenendo conto anche della terapia che il paziente sta assumendo. Infatti, nei pazienti cardiopatici la velocità di transizione verso il metabolismo aerobico e le VT possono essere identificate a livelli di esercizio differenti rispetto ai soggetti sani, pur a parità di VO2 e FC max.

L’IMPORTANZA DI UNA PRESCRIZIONE CORRETTA DELLE INTENSITÀ

L’intensità dell’esercizio determinata tramite percentuali tabellari prestabilite della FC, anziché sulla base delle VT individualmente determinate, potrebbe comportare una sovra– o una sotto-stima delle intensità corrette.

È quindi essenziale, in questi pazienti, una valutazione che porti ad una prescrizione individualizzata e personalizzata dell’intensità di attività fisica, per garantire al paziente di sfruttare al meglio gli effetti benefici dell’esercizio.

STABILIRE ANCHE LA FREQUENZA E LA DURATA DELL’ATTIVITÀ

Infine, ai fini della prescrizione dell’esercizio fisico, sono fondamentali la frequenza e la durata dell’esercizio. Le linee guida consigliano:

  • 150-300 min/settimana di attività aerobica a intensità moderata
  • o 75-150 min/settimana a intensità maggiore (in casi selezionati)

da suddividere in 3-5 giorni a settimana.

Inoltre, sono fondamentali le indicazioni sulla progressione dell’attività fisica, tenendo conto dello stato di fitness di partenza del paziente, e quelle su come comporre gli esercizi per una corretta seduta di allenamento.

Pertanto, l’esercizio fisico, in particolar modo nei pazienti con cardiopatia, rappresenta un farmaco essenziale, da prescrivere nel dettaglio, con indicazioni specifiche e il più possibile personalizzato.

BIBLIOGRAFIA

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