SPRECO ALIMENTARE: QUANTO CIBO FINISCE IN SPAZZATURA?

Cosa buttiamo di più? In testa alla classifica la verdura, in media, quasi 20g al giorno, pari al 25,6% dello spreco totale giornaliero (in un anno 7,1kg di verdure). A seguire, il latte e latticini con 13,16g al giorno pari al 17,6% dello spreco totale giornaliero, per 4,8kg all’anno. Infine, la frutta (12,24g) e i prodotti da forno (8,8g). Dobbiamo pensare prima ad eliminare gli sprechi e poi aumentare la produzione. Occorre allora ridare valore al cibo partendo da una nuova educazione alimentare ed ambientale.

FoodWaste

Consulenza scientifica

Barbara Paolini

Medico dietologo e direttore dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Professore all'Università di Siena. Presidente Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

SPRECO ALIMENTARE: IL 50% DEL CIBO FINISCE NELLA SPAZZATURA

Secondo la FAO nel 2050 la popolazione crescerà fino a 9 miliardi e sarà necessario aumentare la produzione agricola almeno del 60%. Nonostante ciò, la metà del cibo che viene prodotto nel mondo, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile.

Il rapporto 2020 dell’osservatorio Waste Watcher diffonde anche i dati relativi al nostro Paese: tra il 2018 e il 2019 lo spreco di cibo reale in Italia era stato calcolato in 15 miliardi. Di questi, quasi 12 provenivano dal consumo domestico, per un totale di oltre 2 milioni di tonnellate di alimenti buttati (quasi 37kg a testa), in primis frutta e verdura fresche, pane, formaggi e latticini. Il resto si perdeva nei campi (7,8%), nell’industria (6,5%) e nella distribuzione (7,4%).

Nelle case degli italiani, però, lo spreco di cibo, per la prima volta, è in calo: gettiamo 4,9€ a settimana nella spazzatura, ma erano 6,6 nel 2019: in poco più di un anno l’Italia “risparmia” 1 miliardo e mezzo, invertendo la tendenza dello spreco del 25%.

SPRECO ALIMENTARE: CAUSE

Le perdite e gli sprechi di cibo avvengono a diversi livelli del percorso dalla produzione al consumo finale. Possono verificarsi a livello di produzione e raccolto, a causa di intemperie, di malattie o infestazioni, o a causa di difetti nel sistema di coltivazione o trasporto.

Può verificarsi invece durante la trasformazione dei prodotti, che produce gli scarti della produzione alimentare.

Gli scarti possono anche avvenire nella fase di distribuzione all’ingrosso, dove il cibo resta invenduto perché non corrisponde ai canoni estetici dei compratori.

La ristorazione e il consumo domestico, in ultimo, creano scarti alimentari a causa delle porzioni eccessive, della mancata consumazione degli alimenti entro la data di scadenza e di difficoltà ad interpretare l’etichetta e le indicazioni relative alla consumazione.

Nei Paesi in via di sviluppo il 40% dello spreco avviene nella fase di post-raccolta e trasformazione, mentre nei Paesi industrializzati la stessa percentuale è sprecata nella distribuzione (ristorazione e consumo domestico).

L’ESPERTA: GLI ITALIANI PIU’ BRAVI IN QUARANTENA

“Durante la quarantena gli italiani hanno acquistato una maggiore quantità di cibo, di migliore qualità, preferendo cibi freschi rispetto a quelli confezionati e ponendo più attenzione alla gestione del cibo
acquistato – indica la Dottoressa Barbara Paolini – che afferma: È stimato che settimanalmente la quantità di cibo sprecato in questo periodo è stato di 430g e che 6 italiani su 10 non buttano nulla. Cosa abbiamo sprecato in quarantena? Valutando la frequenza mantengono il primo posto verdura e frutta, seguiti da pasta, prodotti in scatola, carne e pane. In termini di quantità, è il pane a detenere il primo posto con circa 40g in media per porzione gettata, seguito dai legumi (37g), prodotti in scatola (34g) e infine frutta e verdura (32g e 31g). Gli italiani si sono riscoperti appassionati della cucina e ben 7 su 10 si sono dedicati ai fornelli. Inoltre è maggiore l’attenzione alla salubrità dei prodotti, infatti circa il 64% dei consumatori, controlla le etichette nutrizionali prima dell’acquisto, preferendo la stagionalità come scelta corretta.”

SPRECO ALIMENTARE: LE CATTIVE ABITUDINI

Fra le cause di questo spreco di massa ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato. Ma anche le date di scadenza troppo rigide apposte sugli alimenti, le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario, i numerosi passaggi dal produttore al consumatore nelle catene di montaggio dei cibi industriali.

Dal ristorante solo il 30% delle persone chiede di portare a casa il cibo avanzato sempre o spesso, ben il 24% non ha interesse a portare via gli avanzi, il 28% lo vorrebbe fare, ma ha vergogna di chiederlo, mentre il 18% dichiara che lo può fare perché i ristoranti non sono organizzati per farlo.

10 REGOLE PER RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE

Ricordiamo 10 regole fondamentali per ridurre gli sprechi a livello domestico:

1 – Stagionalità: seguire la stagionalità e l’origine del prodotto, soprattutto per frutta e verdura.

2 – Frigorifero: riporre in modo corretto e nel ripiano adeguato del frigo la spesa, mettendo davanti quelli più deperibili e a breve scadenza.

3 – Freezer: quando è possibile congelare i prodotti per prolungarne la durata nel tempo e mantenerne la freschezza.

4 – Dispensa: mantenere pulita la dispensa e usare contenitori rigidi per la conservazione di alimenti come pasta, farina ecc.

5 – Etichette: attenzione alle scadenze e al loro significato reale.

6 – Cucina: fare sempre attenzione alle quantità del cibo quando si cucina.

7 – Manutenzione: frigo e fornelli vanno puliti e mantenuti con regolarità.

8 – Ricette: riutilizzare gli alimenti avanzati e gli scarti alimentari con ricette nuove.

9 – Condivisione: se è troppo e non si può congelare o riciclare, il cibo può essere condiviso immediatamente con amici e vicini di casa (foodsharing).

10 – Spesa: scelta dei pasti e programmazione della spesa per evitare acquisti sbagliati, frettolosi ed eccessivi. Fare una lista delle cose da acquistare, in base alle reali esigenze.

BIBLIOGRAFIA

http://www.salute.gov.it

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