SINDROME DELL'INTESTINO IRRITABILE (IBS): QUALI ALIMENTI CONSUMARE? (II° PARTE)

La stragrande maggioranza dei pazienti con sindrome dell'intestino irritabile (IBS) percepisce i propri sintomi come correlati a cibi specifici o all'assunzione di pasti in generale.  Si ritiene che gli alimenti con un alto contenuto di grassi e spezie diano origine a sintomi gastrointestinali. Così come si attribuisce una connessione agli alimenti con glutine o lattosio. Ma le evidenze scientifiche non sono sempre concordi. Scopri di più con i medici di Cibum dell'Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Massimo Vincenzi

Medico specialista in Medicina Interna, Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Scienza dell'Alimentazione e Medicina dello Sport. Responsabile del servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva della San Pier Damiano Hospital, Faenza (Ravenna). Vicesegretario Nazionale dell'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica. Coordinatore dei Gruppi di Studio e dell'Area Web dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica ADI. Membro dell'American Gastroenterological Association (AGA) e Fellows ship dell'American Gastroenterological Association (AGAF). Componente dell’Editorial Committee del Mediterranean Journal of Nutrition and Metabolism.

LA TERAPIA DIETETICA PER IBS

Alti livelli di istamina possono provocare sintomi come nausea, dolore addominale e diarrea. In alternativa, gli alimenti potrebbero non contenere una quantità significativa di istamina ma possono innescare un rilascio endogeno di istamina.

Un importante lavoro condotto su pazienti svedesi con IBS sugli alimenti come fattori scatenanti dei loro sintomi, i cibi ritenuti colpevoli erano quelli contenenti carboidrati e istamina. Contrariamente alla credenza popolare, i cibi grassi sono stati meno comunemente identificati come fattori scatenanti. 

L’istamina e altre amine biogene si trovano:

  • nel pesce
  • negli alimenti fermentati
  • nelle verdure
  • nel vino
  • nella birra

Alti livelli di istamine possono provocare sintomi come nausea, dolore addominale e diarrea. In alternativa, gli alimenti potrebbero non contenere una quantità significativa di istamina ma possono innescare un rilascio endogeno di istamina

I pazienti provano diverse strategie per gestire i loro sintomi e spesso lo fanno senza alcuna guida medica. Un sondaggio condotto su 1500 gastroenterologi negli Stati Uniti ha rilevato che il 50% dei pazienti prova una forma di dieta di esclusione basata sui possibili fattori scatenanti del cibo e un ¼ dei pazienti ha provato una dieta priva di glutine.

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DIETE DI ESCLUSIONE BASATE SU TEST

Molti pazienti tengono diari alimentari o provano diete di esclusione basate su fattori scatenanti.  Alcuni test disponibili in commercio si basano sull’attivazione immunitaria intestinale di alimenti specifici e affermano di identificare le intolleranze alimentari; tuttavia, questi test non sono convalidati. I test possono essere piuttosto costosi (fino a $ 1000 per pannello).

È disponibile anche il test IgG4 correlato agli alimenti, ma indica solo un’esposizione ripetuta agli alimenti e non indica allergie, intolleranze o ipersensibilità. I test di allergia alimentare IgG o IgG4 non sono raccomandati dalle società scientifiche di gastroenterologia e allergologia.

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L’ESPERTO: RESTRIZIONE DEL LATTOSIO

“Molti pazienti con IBS attribuiscono i loro sintomi all’intolleranza al latte o ai latticini. Questa intolleranza auto-riferita non è correlata con prove obiettive di malassorbimento, come il breath test all’idrogeno.” Indica il Dottor Massimo Vincenzi, che spiega: “Non esistono studi in cieco o controllati che dimostrino il beneficio della restrizione del lattosio. Quindi, non ci sono prove di alta qualità a sostegno dell’uso della restrizione del lattosio nei pazienti con IBS.”

LIMITAZIONE DEL GLUTINE

Alcuni pazienti attribuiscono i loro sintomi di IBS all’ingestione di glutine o frumento. L’attenzione alle condizioni legate al glutine, tra cui la celiachia e l’intolleranza o allergia al glutine, è aumentata notevolmente, riflettendo la marcata crescita dell’industria alimentare senza glutine. 

Ciò si è esteso alla popolazione di individui sani che credono che aderire a una GFD possa avere benefici sulla salute generale indipendentemente dai sintomi gastrointestinali. La prevalenza di persone che evitano il glutine è più che triplicata dal 2009 al 2014.

Un’altra spiegazione è che forse il problema non è solo il glutine, ma altri componenti dei prodotti a base di grano che causano sintomi. I fruttani sono un polimero di molecole di fruttosio presenti in molti alimenti e cereali tra cui grano, orzo, segale, cipolle e aglio.   Il problema potrebbe non essere specifico per il glutine, ma piuttosto i fruttani nel grano, che causano sintomi.

BIBLIOGRAFIA

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