MONICA PRIORE: CON LO SPORT HO VINTO IL DIABETE

Abbiamo intervistato Monica Priore insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nel 2016, dal presidente Mattarella “per la testimonianza dell’importante contributo dello sport nel superamento dei limiti derivanti dalla malattia”. Monica ha 46 anni e dall’età di 5 è affetta da diabete. Oggi è Mental Coach Professionista e nel 2007 ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina risultando la prima diabetica di tipo 1 al mondo a compiere un’impresa del genere. Nel 2010 ha percorso i 21 km di mare che separano Capri da Meta. Nell’estate 2015 fa il giro dell’Italia a nuoto. Nel 2014 ha pubblicato con Mondadori la sua biografia IL MIO MARE HA L’ACQUA DOLCE.

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Consulenza scientifica

Marco Bonifazi

Specialista in Medicina dello Sport, è Professore associato di Fisiologia
presso il Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena. Coordinatore tecnico del Centro Studi e Ricerche della Federazione Italiana Nuoto. Ha partecipato, come medico e dirigente tecnico a otto edizioni dei Giochi Olimpici, dal 1988 al 2016.

Buongiorno Monica, cosa è successo quando hai scoperto di avere il diabete?

La mia vita è stata segnata a soli 5 anni dalla diagnosi di una malattia autoimmune, il Diabete Mellito tipo 1. In poche parole il mio pancreas ha smesso di produrre insulina, l’ormone che ci aiuta a regolare la quantità di zuccherò nel sangue e che per gli esseri viventi è vitale.

Per la serie “benvenuti all’inferno”, i medici dissero ai miei genitori che non c’era alcuna possibilità di guarigione e che io avrei potuto continuare a vivere solo somministrandomi dall’esterno l’insulina che il mio pancreas non produceva, tramite 4-5 iniezioni giornaliere.

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Come il diabete ha influenzato la tua vita?

Beh che dire, non è stato semplice né per me né per la mia famiglia. La nostra quotidianità è stata completamente stravolta. Tutta la nostra esistenza ruotava attorno al diabete, sembrava che il padrone di casa oramai fosse lui.

C’erano orari fissi per i pasti, che erano conseguenti ai controlli glicemici e alle iniezioni di insulina, dovevo seguire una dieta rigidissima che per una bambina di quell’età era una vera e propria tortura, ma nonostante tutto io ero in perenne crisi ipoglicemia (abbassamento di zucchero nel sangue) in pratica rischiavo la vita un giorno sì e l’altro anche.

Fra tutto questo i medici dissero ai miei genitori che non avrei potuto praticare sport, perché era pericoloso per la mia salute.

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Quando e come è arrivato lo sport?

Crescendo cominciai a nutrire molta rabbia nei confronti della mia malattia, del mondo che mi circondava, perché mi sentivo sola, mi sentivo maledettamente diversa.

A 11 anni però sono riuscita a trovare la mia valvola di sfogo lo sport, sì proprio quel qualcosa che i medici avevano ampiamente sconsigliato. Dissi ai miei genitori che io volevo fare quello che facevano le mie coetanee e nonostante le loro preoccupazioni miste a paura, fui accontentata mi iscrissero in una società sportiva per praticare pallavolo.

Quando misi piede nella mia prima palestra, cominciai a respirare nel vero senso della parola, le catene che mi erano state messe, giustificate dal fatto che fossi diabetica. Restrinzioni che cominciarono, pian piano, a sgretolarsi.

Hai ottenuto dei cambiamenti praticando sport?

Per diverso tempo il diabetologo continuò a dire che lo sport non era propriamente adatto alla mia condizione di salute, ma io sentivo dentro di me che invece era proprio quella la leva che mi avrebbe permesso di sollevare il mondo.

Non mi sono sbagliata di tanto e alla fine anche i medici hanno dovuto constatare che avevo ragione (tanto che oggi l’attività fisica è inserita nella terapia diabetologica).

Il mio stato psico-fisico migliorava giorno dopo giorno, i dosaggi di insulina di cui avevo bisogno si riducevano drasticamente, la mia emoglobina glicata migliorava.

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Come è cambiata la tua “relazione” con il diabete attraverso lo sport?

Quando mi allenavo mi sentivo felice, mi sentivo libera. Perché Monica era presente a sé stessa, per non stare male ho imparato a studiarmi, a studiare e conoscere la mia condizione di salute, a percepire ogni più piccola sensazione del mio corpo, non sono di certo mancati i momenti di sconforto, le difficoltà, le crisi ipoglicemiche e iperglicemiche che mi destabilizzavano fisicamente ed emotivamente, ma non mi facevano più paura come prima, perché c’era una vocina dentro la mia testa che mi diceva: “Monica non mollare, se vuoi puoi farcela, non ti arrendere, non è il diabete a fermarti sei tu a porti dei limiti!”.

Quella ragazzina è cresciuta con la consapevolezza che la sua vita era unicamente nelle sue mani, per questo nel 2007 ho deciso di mettermi alla prova risultando la prima diabetica di tipo 1 al Mondo ad attraversare a nuoto lo Stretto di Messina, cosa inimmaginabile a quei tempi per un diabetico, da allora non mi sono più fermata.

Sono immensamente grata alla mia famiglia in primis, a tutte le persone che ho incontrato nella mia vita, perché ognuno (anche se inconsapevolmente) mi ha insegnato qualcosa, ma sono grata soprattutto allo SPORT inteso nel suo senso più profondo. Devo tanto al nuoto, che ancora oggi mi permette di avere benefici inimmaginabili sulla mia salute e sulla mia mente. Ed è per questo che non mi stancherò mai di dire “RAGAZZI PRATICATE SPORT!”, io lo definisco l’unico medicinale con 0 effetti collaterali che permette realmente di star bene.

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