IL GIOCO DEL BASKET

La pallacanestro o basket, secondo la terminologia americana che prende origine dal suo inventore James Naismith nel 1891, è uno sport di squadra largamente diffuso oggi in tutto il mondo e praticato da un numero considerevole di persone, anche se ha regole a volte complicate e difficili da spiegare ai non addetti ai lavori. Descriveremo le finalità di questo sport sulla base dell’impegno fisico e sulle qualità organiche del giocatore a prescindere dal livello di competizione, soffermandoci sul modello di prestazione per arrivare poi ai principi base dell’allenamento, agli aspetti di prevenzione degli infortuni e di corretta alimentazione riguardo agli impegni agonistici. Scopri di più con gli esperti di Cibum dell’Università di Siena

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Consulenza scientifica

Gilberto Martelli

Specialista in Medicina dello Sport, Direttore Sanitario Associazione Medici dello Sport Senese dal 1/7/2012 ad oggi. Medico Sociale Mens Sana Basket Siena dal 1984 al 2007 (Saporta Cup 2001-2002 e Scudetto 2003-2004 e 2006-2007). Medico Sociale Mens Sana Basket 1871 dal 2016 ad oggi. Medico Nazionale Italiana di Basket dal 2001 al 2007 (Medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Svezia 2003, Medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene 2004).

L’IMPEGNO FISICO DEL GIOCATORE

L’impegno fisico del giocatore di basket è stato analizzato da diversi studiosi allo scopo di:

  • dare un supporto ad allenatori ed atleti per l’impostazione di un programma di allenamento efficace e tale da rendere il giocatore fisiologicamente preparato ad esprimere al meglio le sue potenzialità tecniche (in pratica, si tratta di capire come lavorare affinché non sia condizionato da un carico eccessivo durante la stagione e dalla stanchezza durante la partita)
  • fornire indicazioni per una valutazione e gestione dei diversi giocatori all’inizio e durante la stagione agonistica (in pratica, si tratta di verificare il loro grado di efficienza fisica specifica e la possibilità di mantenimento e/o di crescita della stessa)
  • codificare le possibilità di somministrazione e di modulazione dei carichi di lavoro non solo per ottimizzare il rendimento ma, se possibile, prevenire cadute di forma, evitare traumi condizionanti e stati fisiopatologici, tutte quelle situazioni cioè che possono disturbare non solo il rendimento in una partita ma anche condizionarlo per interi periodi della stagione
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COME IMPOSTARE LA PREPARAZIONE

In pratica, è necessario rispondere ad alcune domande che il tecnico, il preparatore, il metodologo, il fisiologo si pongono più o meno quotidianamente durante il loro lavoro su un campo di basket:

  • Perché il giocatore si stanca durante la partita?
  • Che cosa occorre fare per prepararlo a stancarsi di meno durante la stagione e/o durante la partita stessa?
  • Quali sono tempi e modalità di allenamento più adeguati per ottenere una piena efficienza fisica?
  • Tutto questo ha una ricaduta sul rendimento tecnico (precisione nel tiro e nei passaggi, lucidità nei momenti importanti, efficienza negli spostamenti e nella conquista della posizione, etc.)?
  • Quali sono le caratteristiche ideali, dal punto di vista fisico e fisiologico, del giocatore di basket?
  • Cosa può limitare la prestazione del giocatore?
  • Che cosa cambia nella prestazione atletica durante una partita di basket?
  • Ci sono differenze importanti, riguardo all’impegno fisico, tra i vari ruoli?
  • Che cosa è cambiato in maniera significativa negli ultimi anni nella ricerca e nella pratica?
  • Avere giocatori più efficienti vuol dire anche averli più integri e meno soggetti a infortuni?

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L’IMPEGNO METABOLICO DELLA PARTITA

La struttura della partita di basket, divisa per tempi predefiniti di gioco effettivo e tempi di recupero determinati (intervallo tra i tempi, time-out) e altri determinabili in maniera più imprecisa (tiri liberi, fischi arbitrali, cambi di giocatori) presuppone, dal punto di vista fisico e fisiologico, un’alternanza continua di impegno metabolico e muscolare non sempre prevedibile e quindi non facilmente strutturabile anche dal punto di vista dell’allenamento.

Sarebbe quindi fondamentale l’analisi attenta della natura dell’intermittenza. Aanalisi qualitativa e non quantitativa:

  • non quanti metri o chilometri percorre il giocatore, ma a che velocità, per che tratti e quando
  • non quanti spostamenti, ma con quali intensità, in che momenti, in quali zone del campo
  • non quanto tempo di attività e quanto di recupero, ma quali rapporti tra fasi condotte ad alta intensità, tempi di recupero e natura dell’attività nel corso di quest’ultimo, attivo o passivo

COM’È CAMBIATO L’IMPEGNO DEL GIOCATORE NEL TEMPO

Le innovazioni regolamentari del 2000, con la riduzione del tempo a disposizione per il superamento della metà campo (da 10 a 8 secondi) e per la conclusione dell’azione (da 30 a 24 secondi) hanno probabilmente accentuato le caratteristiche del gioco dal punto di vista dell’impegno energetico (alternanza di fasi aerobiche e fasi anaerobiche prevalentemente alattacide) e delle variazioni di impegno muscolare (spostamenti più repentini, improvvisi cambi di direzione, scatti e sprint più frequenti).

Da non trascurare, nell’analisi del modello di gara, sono anche le maggiori occasioni di pausa (un time-out in più, quattro tempi di gioco quindi altrettante pause fra uno e l’ altro, quattro falli per tempo per il bonus per tiri liberi, etc.). Tutto questo ha una sua correlazione con l’aspetto tecnico, evidenziato da molti allenatori in varie occasioni. Si sente sempre più spesso dire:

  • La tecnica conta sempre meno rispetto all’atletismo”
  • Si è ridotto ulteriormente il tatticismo degli allenatori”
  • I grandi recuperi sono più frequenti”
  • Con l’aumento della velocità nel gioco è diventato più difficile difendere”

Dal punto di vista delle ricerche scientifiche ancora non vi sono molti studi su questi argomenti, ma sembra comunque, da rilevamenti statistici e da analisi su video rielaborate su programmi informatici specifici (time-motion analysis), che nel complesso, in confronto al basket pre-2000, vi siano: più punti segnati, una diminuzione delle fasi attive, numerose fasi di gioco ad alta intensità ma di brevissima durata (soprattutto tra 1 e 6 secondi), pochissime fasi di gioco più lunghe, mentre i tempi di recupero istituzionalizzati aumentano e il complesso delle fasi di gioco più lente è decisamente maggiore rispetto a quello delle fasi più veloci.

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L’ESPERTO: LA NATURA INTERMITTENTE DEL GIOCO

“Con il nuovo regolamento è quindi enfatizzata ulteriormente la natura intermittente del basket data dal grande numero di movimenti diversi e dalla frequenza di cambiamento degli stessi (spesso ogni 2-3 secondi), con riduzione delle fasi a velocità costante. Anche gli sforzi ad alta intensità sono più frequenti, sembra in media ogni 20-25 secondi, anche se di durata brevissima (media sui 2 secondi).” Indica il dottor Gilberto Martelli, che spiega: “In generale, l’attività ad alta intensità è quantitativamente poco rappresentata (15-20% dell’intera durata della partita) ma qualitativamente decisiva: costituisce le azioni di gioco che puntano alla conclusione finale dell’azione e quindi alla realizzazione del canestro o, dall’altra parte, dell’impedimento allo stesso, quindi con accelerazioni, decelerazioni, cambi di ritmo e direzione, sprint brevissimi e velocissimi, conquista della posizione. Probabilmente la capacità prestativa di un giocatore di basket è messa a dura prova soprattutto nelle fasi di gioco che prevedono il ripetersi di azioni brevissime ad alta intensità, ma talvolta con incompleti tempi di recupero.”

BIBLIOGRAFIA

  1. Martelli G., Benelli P. Il giocatore di basket di elevato livello. Medicina dello Sport 50 (4): 379-383, 1997
  2. Benelli P., Martelli G. Aspetti fisiologici del basket. Sport e Medicina 1 1998, pp.33-34
  3. Martelli G., Bonifazi M., Stabile M., Di Napoli E., Mirarchi A., Rossi F., Meniconi C., Ciccarone G., Morelli M., Catanese S., Benelli P. Functional evaluation in high-level basketball players. In: Mester J., King G., Struder H., Tsolakidis E., Osterburg A. (Eds) Proceedings of the“6th Annual Congress of the European College of Sport Science”, Cologne, 2001, p. 1266

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