FICO D’INDIA: BUONO E RICCO DI ANTIOSSIDANTI

Fichi d’India. Sì, perché tale rimase il nome anche dopo che si capì che il loro paese di provenienza non erano le Indie bensì un Nuovo Mondo che ormai tutti chiamavano Americhe. Oggi è un frutto, legato alla Sicilia, che può essere gustato in mille ricette, dall’infuso al risotto. Buono e ricco di proprietà e benefici per la tua salute. Scoprili con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Santo Morabito

Medico, già responsabile U.O.D. Servizio Dietetico A.O. Piemonte di Messina e poi dell’ U.O.D. Servizio Dietetico A.O. Ospedali Riuniti Papardo-Piemonte. Professore a contratto Università degli Studi di Messina, Facoltà di Medicina e Chirurgia. Formatore FED di I° Livello (Programma Regionale Formazione Educazione e Dieta). Presidente ADI Sicilia.

IL FICO D’INDIA E LA SICILIA, UN LEGAME UNICO

Il fico d’India si è impiantato bene in ambienti aridi con scarse o nulle risorse idriche rappresentando un mirabile esempio di stagionalità e territorialità quando madre natura ti mette a disposizione quello che ti necessita nel giusto momento e nel posto in cui ti trovi. In Italia le piantagioni per la produzione dei frutti sono per la maggior parte in Sicilia.

FICO D’INDIA: FRUTTO VERSATILE

Il frutto, consumato come frutta fresca, è una bacca carnosa, coperta di spine, ovoidale dalla polpa dolce, contenente numerosi semi, sino a 100 per frutto. La buccia è multicolore, dall’arancio al magenta, verde, bianco, giallo, rosso, ma anche la polpa prende tantissime sfumature, in relazione alla concentrazione di alcune sostanze.

I nostri bisnonni di questo albero mangiavano tutto tranne il fusto nella parte diventata legnosa. Di necessità virtù avevano scoperto un utilizzo della pianta già patrimonio gastronomico e terapeutico di tanti paesi dell’America Latina.

I cladoli, i rami più giovani che si appiattiscono a pale e non sono ancora ricoperti di spine, o ancora verdi spinate, trovano un uso in cucina impanate e grigliate o fritte a cotoletta, o vengono spremuti per farne con l’abbondante succo bevande dissetanti o tal quale, gelatinoso come viene fuori, usato come lenitivo per le ustioni o come cicatrizzante e disinfettante. La medicina popolare riconosce a questo succo, ricco di pectine e mucillagini, un blando effetto gastro-protettivo e drenante biliare.

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FICO D’INDIA: BENEFICI

Al succo, ma anche all’infuso di fiori secchi, viene riconosciuto un effetto antispastico nelle coliche renale e nella microlitiasi. Ancora 50 anni fa le nonne siciliane lo addolcivano con zucchero e lo somministravano ai bambini come sedativo negli accessi di pertosse.

La ricchezza in pectina e mucillagini, oltre a numerosi antiossidanti, ha dato lo spunto all’industria alimentare per la supplementazione a farine di grano duro o gluten free per creare delle paste che hanno dimostrato un effetto positivo sulla riduzione del colesterolo plasmatico e della glicemia post-prandiale.

La presenza di fibra, solubile e insolubile , aiuta la peristalsi e la funzionalità intestinale, aumenta il senso di sazietà, rallenta l’assorbimento di carboidrati e lipidi, ne fa un ottimo spuntino per chi è a dieta e vuole difendersi dalla calura estiva.

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L’ESPERTO: UN OTTIMO NUTRACEUTICO

“Nell’ultimo decennio, numerosi studi accademici e di aziende private hanno fornito prove convincenti del potenziale beneficio nutrizionale incoraggiandone l’uso come nutraceutico“. Indica il Dott. Santo Morabilto, che spiega: “Ai suoi componenti sono state attribuite interessanti attività antinfiammatorie, antimicrobiche, antiossidante e antitumorali, sul controllo del peso e di parametri metabolici, come la glicemia e il profilo lipidico. Favoriscono la diuresi e potrebbero avere anche un effetto depurativo che veniva sfruttato in passato in caso di postumi da sbornia”.

FICO D’INDIA: VALORI NUTRIZIONALI

Studi recenti completano il suo valore nutrizionale con la presenza di vitamina E, magnesio, acidi organici (acido malico e tartarico), aminoacidi e tannini. Inoltre importanti proprietà salutari del fico d’India sono dovute alla notevole concentrazione di acidi fenolici totali, carotenoidi (betanina, indicaxantina e betaxantina) e flavonoidi (quercetina, isoramnetina, miricetina, kaempferolo e luteolina), le. I semi contengono il 62% di acido linoleico e il 20% di acido oleico.

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FICO D’INDIA: MILLE USI IN CUCINA

Con i frutti si può preparare uno sciroppo per stupire gli ospiti con i diversi colori, rosso bianco o giallo, o un originale gelato. Tipica ricetta siciliana è la preparazione della mostarda, utilizzando amido di mais ed aromatizzando con succo di arancio, cannella e/o semi di finocchio.

Il metodo più diffuso per conservare i frutti resta la classica confettura, facile da preparare perché non necessita di addensanti e di zuccheri aggiunti, arricchisce e colora la fetta di pane, ottimo riempimento per biscotti fatti in casa e crostate, con la classica pasta frolla che si può guarnire anche con un passato di polpa fresca.

Ovviamente delle bucce spinose si butta solo la parte del picciolo ed ombelicale perché il resto, ben spinato, può servire tagliato a strisce insieme all’immancabile cipolla, per essere caramellato in agrodolce come antipasto o contorno, oppure insieme al frutto tagliato a dadini per preparare un originale, fresco e saporito risotto.

FICO D’INDIA: NON ECCEDERE

Se in molti ne incoraggiano il consumo e ne evidenziano gli aspetti salutistici è sempre bene non eccedere per evitare fastidiosi effetti collaterali gastrointestinali che vadano oltre la regolarizzazione dell’alvo. Esiste una controindicazione per chi è affetto da diverticolosi per via dei numerosissimi piccoli semini che potrebbero depositarsi creando infiammazione e aggravando eventuali sintomi già presenti.

BIBLIOGRAFIA

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