ANZIANI E CONSUMO DI ALCOOL

I disturbi legati all'uso di alcool sono comuni tra gli anziani e, con il progressivo invecchiamento della popolazione, la loro frequenza in numeri assoluti tenderà ad aumentare. Gli ultra 65enni assumono alcool pur avendo una controindicazione assoluta: ad esempio il 28% delle persone affette da malattie del fegato consuma anche più di 1 unità alcolica al giorno. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Marco Bellini

Medico Chirurgo, specialista in Geriatria, Dottore di Ricerca in Farmacologia Clinica. Direttore della UOSA Cronicità e Fragilità negli Anziani presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese. Professore a Contratto presso la Scuola di Specializzazione in Geriatria e la Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università degli Studi di Siena. Ex Presidente del Comitato Scientifico A.S.P. Città di Siena. Membro del Direttivo Nazionale A.M.Ge

IL CONSUMO DI ALCOOL

In Italia, nel quadriennio 2017-2020, quasi il 61% nella popolazione ultra 65enne ha dichiarato di non consumare abitualmente bevande alcoliche, mentre ne riferisce un consumo moderato il 20% e un consumo “a rischio” per la salute, pari mediamente a più di una unità alcolica (UA) al giorno, il restante 19%.

Il consumo di alcol a rischio è molto più frequente fra gli uomini (32% vs 8% fra le donne), si riduce con l’età (passando dal 22% fra i 65-74enni al 10% fra gli ultra 85enni) e, come per il resto della popolazione, rimane prerogativa delle classi socialmente più avvantaggiate per reddito (22% fra chi non ha difficoltà economiche vs 14% di chi riferisce molte difficoltà economiche) o per istruzione (circa il 22% per chi ha un titolo di studio superiore alla scuola media vs 15% fra chi ha al massimo la licenza elementare) (dati Istat 2020).

Inoltre il 27% degli Europei con più di 55 anni ha avuto almeno un episodio settimanale di binge drinking (assunzione di più di 5 unità alcoliche in un’unica occasione) negli ultimi 12 mesi.

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VINO: LA BEVANDA PIÙ CONSUMATA

Il modello di consumo degli anziani è di tipo essenzialmente tradizionale, caratterizzato, in particolare, dal consumo di vino durante i pasti. Per questo motivo, in queste fasce di popolazione il tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con un consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante il pasto (62,6% degli uomini e 86,1% delle donne).

La presenza molto elevata di anziani tra i consumatori a rischio va anche messa in relazione con la possibile non conoscenza da parte di questo segmento di popolazione della quantità di alcol da consumare senza incorrere in rischi per la salute.

Gli anziani probabilmente mantengono comportamenti acquisiti nel corso della vita, non consapevoli degli aumentati rischi per la salute all’avanzare dell’età. Infatti, le unità alcoliche considerate a rischio per la popolazione adulta fino a 64 anni sono 4 o più per i maschi e 3 o più per le femmine, mentre per la popolazione 65 anni e più già una quantità di 2 o più unità è considerata a rischio.

È comunque importante sottolineare il trend in costante discesa che si osserva negli ultimi anni nella quota di popolazione di 65 anni e più con un consumo giornaliero non moderato di bevande alcoliche (più di 1 unità al giorno).

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L’ALCOOL UN RISCHIO PER LA SALUTE DEGLI ANZIANI

Nella nostra società, l’alcool fa parte della cultura e della vita quotidiana in particolar modo delle persone anziane: un bicchiere di vino accompagna sovente un buon pasto e una birra è a volte apprezzata in compagnia di amici.

Il problema degli anziani e alcol rappresenta un tema di rilevante importanza sociale e sanitaria. Il consumo di alcol negli anziani sovente è un problema nascosto anche perché si tende a ignorare i segni di un’assunzione dannosa e a confonderli con i sintomi generici dell’invecchiamento.

L’assunzione di alcool da parte degli anziani è molto pericoloso, infatti riporta una maggiore “vulnerabilità“, dovuta a un drastico mutamento fisiologico e metabolico e dunque ad una minore capacità di metabolizzazione dell’alcol assunto. Questo aspetto è spesso ignorato dall’anziano e ancor meno comunicato dal personale sanitario al paziente.

In particolare le cause della vulnerabilità sono:

  • riduzione della superficie corporea
  • calo del rapporto liquidi/grassi corporei: la quantità di acqua presente nel corpo con l’avanzare dell’età diminuisce e l’alcol ingerito viene diluito in una minore quantità di liquido, ne consegue che l’alcolemia negli anziani facilmente raggiunge livelli elevati o supera la soglia legale consentita per chi si mette alla guida (0,5 g/l)
  • calo del flusso sanguigno epatico, con conseguente incremento di rischio di danni al fegato
  • calo dell’efficienza degli enzimi epatici
  • calo della reattività cerebrale, che determina un rapido effetto su cervello e alterazione cognitiva

BIBLIOGRAFIA

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