TUMORE COLON E ATTIVITÀ FISICA: BENEFICI CLINICI ED ECONOMICI

L’attività fisica può diventare un trattamento efficace e sostenibile contro il tumore del colon-retto. Un programma strutturato, seguito da professionisti, riduce del 37% la mortalità e può evitare la chemioterapia. I benefici sono biologici, clinici ed economici: si riduce l’infiammazione, si regola il metabolismo, si stimola il sistema immunitario. Calibrare l’esercizio sullo stato del paziente è essenziale per evitare effetti avversi. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Katia Gennai

Dietista. Ha conseguito il Diploma di Tecnico in Dietologia e Dietetica Applicata nel 1994; laurea triennale in dietistica nel 2004. Lavora presso l’UOSA di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AOU Senese. Docente nel corso di laurea in Dietistica.

ATTIVITÀ FISICA CONTRO IL TUMORE DEL COLON: UNA STRATEGIA VINCENTE SENZA CHEMIOTERAPIA

Un numero sempre più consistente di studi dimostra come l’attività fisica possa rappresentare una vera e propria arma terapeutica nella lotta contro il tumore del colon-retto, in particolare nelle fasi successive all’intervento chirurgico. Ogni anno in Italia circa cinquantamila persone ricevono questa diagnosi, spesso quando la malattia è già in fase avanzata, condizione che richiede frequentemente il ricorso alla chemioterapia, con tutte le sue pesanti conseguenze sul piano fisico ed emotivo. Tuttavia, nuove evidenze scientifiche indicano che un programma di esercizio fisico strutturato e supervisionato potrebbe ridurre significativamente il rischio di recidive e, in alcuni casi, rendere non necessaria la chemioterapia.

Uno studio internazionale, presentato all’ASCO (American Society of Clinical Oncology), ha mostrato come un intervento personalizzato basato sull’attività fisica possa avere effetti sorprendenti sulla sopravvivenza dei pazienti. Il protocollo prevede che ogni persona riceva una “prescrizione di esercizio fisico”, formulata da un personal trainer specializzato. Dopo un primo periodo di sei mesi, in cui i pazienti sono seguiti intensamente, si continua con incontri mensili di monitoraggio. I risultati parlano chiaro: i partecipanti a questo programma strutturato hanno registrato una riduzione del 37% della mortalità, rispetto a chi riceveva solo generiche raccomandazioni sullo stile di vita.

Questa strategia si discosta dalle linee guida internazionali attuali, che si limitano spesso a suggerimenti generici su alimentazione e movimento, raramente tradotti in azioni concrete dai pazienti. La chiave del successo del nuovo approccio sembra risiedere nella continuità, nella personalizzazione e nel supporto costante, che rendono il cambiamento di abitudini sostenibile nel tempo. I benefici non si limitano alla prevenzione delle recidive: migliorano anche la qualità della vita, il benessere psicologico e la funzionalità fisica generale del paziente.

RISPARMIARE CURANDO: L’ATTIVITÀ FISICA COME INVESTIMENTO SOSTENIBILE NEL TUMORE DEL COLON-RETTO

Non solo efficace dal punto di vista clinico, ma anche vantaggiosa sotto il profilo economico: l’attività fisica strutturata si sta affermando come una strategia terapeutica ad alto valore aggiunto per la gestione del tumore del colon-retto. A sottolinearlo è il professor Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che evidenzia come l’integrazione di programmi di esercizio supervisionati nella pratica oncologica possa rappresentare una svolta non solo sanitaria, ma anche organizzativa ed economica.

Secondo Di Maio, informare i pazienti sull’importanza dell’attività motoria è fondamentale e dovrebbe diventare una prassi clinica standard durante ogni visita oncologica. Tuttavia, per ottenere reali benefici in termini di aderenza terapeutica e risultati tangibili, serve ben più del semplice counseling: occorre adottare un approccio strutturato, con il coinvolgimento diretto di specialisti, personale sanitario, e possibilmente anche delle associazioni di pazienti.

È vero che l’attivazione di questi percorsi richiede un impegno logistico e organizzativo importante, soprattutto in un sistema sanitario che già fatica a far fronte alla pressione sui reparti oncologici. Ma è altrettanto vero che il bilancio costi-benefici pende nettamente a favore di questo tipo di interventi. A confronto con molte terapie farmacologiche, l’investimento in esercizio fisico è economicamente più sostenibile, oltre a offrire una migliore qualità della vita e potenzialmente una riduzione significativa delle recidive e della mortalità.

MECCANISMI FISIOLOGICI DELL’ESERCIZIO: COME IL MOVIMENTO OSTACOLA IL CANCRO A LIVELLO CELLULARE

L’efficacia dell’attività fisica nel contrastare il tumore del colon-retto è supportata da una crescente quantità di evidenze biologiche che ne spiegano l’azione protettiva. Il movimento influenza diversi sistemi fisiologici: contribuisce a ridurre l’infiammazione sistemica, regola il metabolismo energetico, e ha un impatto significativo sia sul sistema endocrino che su quello immunitario. Questi effetti sinergici favoriscono un ambiente interno meno favorevole alla proliferazione delle cellule tumorali.

In particolare, l’esercizio fisico può facilitare la motilità intestinale, diminuendo il tempo di esposizione della mucosa a sostanze cancerogene. Inoltre, migliora la sensibilità all’insulina e regola la produzione di ormoni come gli estrogeni, noti per il loro potenziale ruolo nella progressione tumorale. Il miglioramento della composizione corporea, attraverso una riduzione della massa grassa, è un altro effetto benefico ben documentato.

Tuttavia, l’adozione dell’attività fisica deve essere attentamente calibrata: è fondamentale tener conto dello stato clinico del paziente, per evitare complicanze come affaticamento e disturbi muscolari. Lo studio presentato all’ASCO ha confermato che, in assenza di una guida professionale, una minima percentuale di pazienti può incorrere in effetti collaterali a livello muscolo-scheletrico. Ecco perché è essenziale evitare l’improvvisazione e affidarsi a programmi strutturati sotto supervisione specialistica.

BIBLIOGRAFIA

  1. Friedenreich CM, Neilson HK, Lynch BM. State of the epidemiological evidence on physical activity and cancer prevention. Eur J Cancer. 2010.
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