CIBI FERMENTATI E MICROBIOMA: ALLEATI PER LA SALUTE

I cibi fermentati sono fondamentali per la salute del microbioma intestinale. Contengono batteri lattici benefici, come lattobacilli e bifidobatteri, che sopravvivono al transito gastrico e arrivano attivi nell’intestino. Qui contribuiscono a riequilibrare la flora batterica, rafforzare le difese immunitarie e migliorare la digestione. Alimenti come yogurt, kefir e formaggi fermentati rappresentano fonti ideali di questi preziosi microrganismi. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

yogurt

Consulenza scientifica

Barbara Martinelli

Dottore in Dietistica. Ha conseguito la laurea triennale in dietistica nel 2014; laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione nel 2016. Lavora presso l’UOSA Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AOU Senese. Relatore in numerosi congressi in ambito nutrizionale e docente nei corsi per il personale dell’AOU Senese.

I CIBI FERMENTATI: UN ALLEATO PREZIOSO PER IL MICROBIOMA INTESTINALE

Da millenni, i cibi fermentati costituiscono una parte essenziale dell’alimentazione umana, non solo per il loro sapore unico e la capacità di conservazione, ma anche per i benefici per la salute che offrono. In tempi recenti, l’interesse scientifico nei confronti di questi alimenti è cresciuto notevolmente grazie alle evidenze che dimostrano il loro ruolo nel supportare l’equilibrio del microbiota intestinale.

I microrganismi che partecipano ai processi di fermentazione — tra cui batteri lattici, lieviti e muffe — non solo trasformano le proprietà organolettiche degli alimenti, ma spesso sopravvivono al passaggio attraverso l’ambiente acido dello stomaco. Questo consente loro di arrivare attivi nell’intestino, dove possono interagire direttamente con il microbioma umano e influenzarne positivamente la composizione.

In particolare, lattobacilli e bifidobatteri, due ceppi molto studiati presenti in alimenti come yogurt, kefir e alcuni formaggi stagionati, sono in grado di colonizzare — anche se temporaneamente — l’intestino. La loro presenza contribuisce alla modulazione dell’ambiente intestinale, stimolando la crescita di batteri benefici e riducendo la proliferazione di quelli potenzialmente patogeni. Questo equilibrio è fondamentale per il benessere generale dell’organismo, influenzando non solo la digestione ma anche la funzione immunitaria e l’equilibrio infiammatorio.

Cibi fermentati, microbioma intestinale, batteri lattici, lattobacilli, bifidobatteri, yogurt e kefir sono quindi parole chiave centrali nel contesto di una nutrizione funzionale, sempre più considerata come parte integrante della prevenzione e del supporto alla salute globale.

LA FERMENTAZIONE ALIMENTARE: UNA TECNICA ANTICHISSIMA PER CONSERVARE IL CIBO E PROTEGGERE LA SALUTE

L’origine della fermentazione alimentare affonda le sue radici nella preistoria: le prime testimonianze archeologiche risalgono a circa 10.000 anni fa. In Cina, già nel 7000 a.C., si ritrovano contenitori in ceramica utilizzati per fermentare riso, miele e frutta, suggerendo un uso intenzionale e consapevole di questi processi biochimici. Tuttavia, è molto probabile che l’assunzione di alimenti fermentati fosse iniziata ancora prima, in modo casuale, grazie alla fermentazione spontanea che avveniva nei cibi esposti a particolari condizioni ambientali.

In epoca antica, la fermentazione rappresentava una strategia indispensabile per la conservazione degli alimenti, soprattutto in un’epoca in cui mancavano tecnologie come il freddo artificiale o il sottovuoto. Questo processo naturale, mediato da microrganismi come lieviti e batteri, porta alla produzione di alcool, acidi organici e anidride carbonica. Questi composti, oltre a modificare il gusto e la consistenza degli alimenti, creano un ambiente ostile alla proliferazione di batteri patogeni e rallentano la decomposizione dei cibi.

Grazie alla fermentazione alimentare, le popolazioni antiche potevano disporre di scorte più durature in caso di carestie o difficoltà di approvvigionamento. La fermentazione, quindi, ha svolto un ruolo centrale non solo nell’evoluzione delle tradizioni culinarie, ma anche nella sicurezza alimentare e nella salute pubblica, anticipando inconsapevolmente i principi della microbiologia alimentare.

Fermentazione alimentare, conservazione degli alimenti, acidi organici, alcool, anidride carbonica e sicurezza alimentare sono concetti chiave per comprendere l’importanza di questa tecnica millenaria, oggi riscoperta anche per i suoi effetti benefici sul microbioma intestinale.

LE PRINCIPALI FERMENTAZIONI MICROBIOLOGICHE: IL CUORE DEI PROCESSI FERMENTATIVI

I cibi fermentati sono il risultato di complessi processi biochimici innescati da microrganismi specifici, ognuno dei quali segue precise vie metaboliche. Tra le più studiate e diffuse c’è la fermentazione lattica, condotta dai batteri lattici (LAB, Lactic Acid Bacteria), che convertono gli zuccheri in acido lattico. Questo metabolita abbassa il pH del prodotto, ostacolando la crescita di batteri patogeni e contribuendo alla conservazione degli alimenti. È il processo chiave nella produzione di alimenti come yogurt, formaggi e verdure fermentate.

Un altro processo fondamentale è la fermentazione alcolica, in cui il lievito Saccharomyces cerevisiae trasforma gli zuccheri in etanolo e anidride carbonica. Questo tipo di fermentazione è alla base della produzione di bevande alcoliche come birra, vino e sidro, e svolge un ruolo cruciale nello sviluppo del gusto e dell’aroma finale.

Esistono poi fermentazioni meno conosciute ma altrettanto importanti. La fermentazione acetica converte l’etanolo in acido acetico, ed è utilizzata per ottenere aceto. La fermentazione propionica produce acido propionico e anidride carbonica, contribuendo ai caratteristici buchi e al sapore del formaggio Emmental. La fermentazione citrica e la fermentazione malolattica, invece, trasformano acidi organici in altri composti aromatici, influenzando profondamente il profilo sensoriale dei prodotti, specialmente nei vini e nei prodotti caseari.

Queste vie metaboliche, sebbene differenti tra loro, hanno un obiettivo comune: migliorare la stabilità microbiologica, la sicurezza alimentare e le proprietà organolettiche dei cibi fermentati. Il loro studio è essenziale per comprendere come funziona la fermentazione alimentare e come può essere ottimizzata per produrre alimenti più sicuri, nutrienti e piacevoli al palato.

Cibi fermentati, fermentazione lattica, fermentazione alcolica, acido lattico, etanolo, anidride carbonica, fermentazione acetica e fermentazione malolattica sono tutte parole chiave fondamentali per comprendere l’enorme potenziale nutrizionale, tecnologico e salutistico di questi processi.

DIVERSITÀ MICROBIOTICA NEI CIBI FERMENTATI: UN ECOSISTEMA DI SALUTE E SAPORE

La straordinaria varietà di microrganismi presenti nei cibi fermentati rappresenta un vero patrimonio biologico, nutrizionale e sensoriale. Questa diversità microbica include una vasta gamma di batteri, lieviti e muffe filamentose, che cooperano o competono tra loro all’interno di veri e propri ecosistemi alimentari. Questi microrganismi, noti come microbiomi alimentari, possono essere introdotti intenzionalmente tramite colture starter, oppure trovarsi naturalmente presenti nella materia prima e nell’ambiente di trasformazione.

Nei formaggi artigianali, ad esempio, la composizione microbica può variare notevolmente in base al tipo di latte (crudo o pastorizzato), alla tecnologia di produzione, alla stagionatura e persino al luogo di maturazione. Le interazioni tra batteri lattici, lieviti e muffe come Penicillium generano una gamma complessa di aromi, sapori e texture che caratterizzano ogni prodotto. Questa biodiversità microbica, quindi, è una delle principali responsabili dell’unicità di ogni alimento fermentato.

Ma il ruolo dei microrganismi va ben oltre il profilo organolettico. Molti ceppi sono in grado di sintetizzare composti bioattivi durante la fermentazione: tra questi, peptidi antimicrobici, vitamine del gruppo B, acidi grassi a catena corta e antiossidanti naturali. Questi elementi non solo aumentano il valore nutrizionale dell’alimento, ma possono anche esercitare effetti benefici sul metabolismo umano, contribuendo alla salute intestinale e alla modulazione immunitaria.

BIBLIOGRAFIA

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