CELIACHIA: LA PREVENZIONE PASSA DAL MICROBIOMA

Uno studio su 700 bambini mostra che è possibile prevenire la celiachia agendo sul microbioma intestinale prima dell’esordio della malattia. L’alterazione di cinque ceppi di bifidobatteri può essere rilevata precocemente e corretta con probiotici mirati. Gli esperimenti in laboratorio dimostrano che l’intestino può essere riprogrammato per non reagire al glutine. Questa strategia funziona solo prima della comparsa degli autoanticorpi, aprendo così una nuova frontiera nella prevenzione delle malattie autoimmuni. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Barbara Paolini

Medico dietologo e direttore dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Professore all'Università di Siena. Presidente Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

PREVENIRE LA CELIACHIA: NUOVE FRONTIERE NELLA MEDICINA PERSONALIZZATA

La possibilità di prevenire la celiachia rappresenta una delle prospettive più innovative nel campo delle malattie autoimmuni. Nonostante il ruolo centrale della predisposizione genetica, le ultime ricerche suggeriscono che essa non sia sufficiente, da sola, a determinare l’insorgenza della malattia. Esistono infatti altri fattori, legati all’ambiente e allo stile di vita, che influenzano l’attivazione dei meccanismi autoimmunitari. Un ampio studio internazionale ha indagato proprio la fase che precede la comparsa della celiachia nei bambini geneticamente predisposti, tracciando un possibile percorso preventivo.

Al centro di questo percorso vi è il microbioma intestinale, l’insieme di microrganismi che abitano il nostro apparato digerente. Questi batteri, virus e funghi convivono in un equilibrio delicato, influenzato da variabili come l’alimentazione, l’uso di farmaci, il tipo di parto, l’igiene, le infezioni precoci e l’allattamento. Quando questo equilibrio si altera – spesso a causa di uno stile di vita occidentale, ricco di alimenti ultra-processati, stress e antibiotici – può innescarsi una cascata di eventi che porta allo sviluppo della celiachia. Secondo i dati raccolti, i cambiamenti nel microbioma possono predire la comparsa della malattia con un’elevata accuratezza già molto prima che si manifestino i primi sintomi clinici.

IL MICROBIOMA È UN ECOSISTEMA MODIFICABILE: LA CHIAVE DELLA PREVENZIONE

Il microbioma può essere considerato un sistema regolabile, simile a un ecosistema agricolo. Alcuni batteri favoriscono la salute intestinale, mentre altri possono promuovere infiammazioni croniche, soprattutto quando l’equilibrio viene compromesso. Tra i fattori più disturbanti ci sono gli antibiotici, che possono alterare profondamente la composizione batterica. In uno studio condotto su 700 bambini a rischio genetico, i ricercatori hanno monitorato i primi dodici mesi di vita per individuare i fattori determinanti. Analizzando migliaia di dati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, è emerso che la scomparsa di cinque specifici ceppi probiotici rappresentava un indicatore precoce dell’evoluzione verso la celiachia.

Per confermare questi risultati, sono stati utilizzati organoidi intestinali, ovvero modelli sperimentali tridimensionali creati a partire da cellule umane. In questi sistemi, l’aggiunta dei cinque bifidobatteri umani ha prodotto un risultato sorprendente: in presenza di glutine, l’intestino non ha mostrato reazioni anomale. Nessun aumento della permeabilità intestinale, nessuna produzione di citochine infiammatorie e nessuna morte cellulare. Questo suggerisce una possibile riprogrammazione immunologica dell’intestino, capace di neutralizzare la risposta autoimmune tipica della celiachia. Il passo successivo sarà avviare uno studio clinico, somministrando questi ceppi in fase pre-sintomatica a bambini predisposti.

UNA STRATEGIA EFFICACE SOLO IN FASE PRECLINICA

Nonostante i risultati incoraggianti, questa strategia ha un limite evidente: può funzionare solo prima che la celiachia si manifesti. Una volta che l’organismo ha perso la tolleranza immunologica al glutine e ha iniziato a produrre autoanticorpi, il processo diventa irreversibile. Le cellule immunitarie, infatti, sviluppano una memoria specifica contro il glutine, attivando una risposta automatica ogni volta che viene ingerito. Questo meccanismo, una volta attivato, non può essere disattivato con l’uso di probiotici o altre terapie di modulazione.

Per chi ha già ricevuto una diagnosi di celiachia, l’unico trattamento efficace resta una rigorosa dieta priva di glutine per tutta la vita. Tuttavia, la possibilità di intervenire prima dell’insorgenza clinica apre scenari inediti nella prevenzione. Se si riuscirà a intercettare precocemente l’alterazione del microbioma e a intervenire con i ceppi giusti, sarà possibile impedire che la malattia autoimmune si attivi. È una sfida ambiziosa, ma concreta, che richiederà ulteriori ricerche e il sostegno di programmi pubblici di prevenzione nei primi anni di vita.

BIBLIOGRAFIA

  1. Zafeiropoulou K, Nichols B, Mackinder M, et al. Alterations in intestinal microbiota of children with celiac disease at the time of diagnosis and on a gluten-free diet. Gastroenterology. 2020.
  2. Sellitto M, Bai G, Serena G, et al. Proof of concept of microbiome-metabolome analysis for early detection of celiac disease in children. Proc Natl Acad Sci USA. 2012.
  3. Olivares M, Neef A, Castillejo G, et al. The HLA-DQ2 genotype selects for early intestinal microbiota composition in infants at high risk of developing coeliac disease. Gut. 2015.

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