Consulenza scientifica
EFFETTI CLINICI DEL CARDAMOMO SUI MARKER INFIAMMATORI E SULLA PRESSIONE ARTERIOSA
Secondo una recente meta-analisi di otto studi clinici randomizzati pubblicata nel 2024, il cardamomo verde (Elettaria cardamomum), spezia originaria dell’Asia meridionale, possiede proprietà antinfiammatorie e anti-ipertensive dimostrate in adulti con differenti condizioni metaboliche. La revisione ha incluso 769 partecipanti, prevalentemente con sovrappeso, obesità, diabete di tipo 2, prediabete o sindrome dell’ovaio policistico, coinvolti in interventi della durata tra 8 e 16 settimane. In ciascun trial, i soggetti hanno ricevuto una dose giornaliera standardizzata di 3000 mg di cardamomo verde sotto forma di polvere, frutti essiccati o in combinazione con tè nero.
L’assunzione regolare di cardamomo ha prodotto una riduzione statisticamente significativa di diversi biomarcatori infiammatori: la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP) è diminuita di 0,60 mg/dL, l’interleuchina-6 (IL-6) di 1,25 mg/dL e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α) di 2,10 kg (valori medi ponderati). Questi marker sono associati all’infiammazione cronica sistemica, una condizione correlata all’insorgenza di patologie cronico-degenerative come diabete, neurodegenerazione, tumori e malattie cardiovascolari. Il cardamomo ha dimostrato anche di ridurre la pressione arteriosa sistolica di 0,54 mmHg e quella diastolica di 0,90 mmHg, con effetti più marcati nei soggetti femminili e negli studi di durata superiore alle 10 settimane. Gli autori attribuiscono tali benefici alla ricchezza in composti bioattivi come 1,8-cineolo, sabinene, limonene, terpinil acetato e nerolidolo, in grado di modulare i meccanismi infiammatori e lo stress ossidativo, inibendo enzimi pro-infiammatori come la cicloossigenasi-2 (COX-2) e la nitric oxide synthase inducibile (iNOS).

MECCANISMI MOLECOLARI DEL CARDAMOMO: COME AGISCE SUI PROCESSI INFIAMMATORI E SULLA PRESSIONE SANGUIGNA
Gli effetti benefici del cardamomo non derivano solo dalla sua ricchezza in composti fitochimici, ma anche dalla sua azione diretta su specifici meccanismi molecolari che regolano l’infiammazione e la pressione arteriosa. Gli studi inclusi nella meta-analisi mostrano che il composto predominante del cardamomo, il 1,8-cineolo, agisce riducendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e limitando l’attivazione di vie infiammatorie chiave come il fattore nucleare κB (NF-κB), la cicloossigenasi-2 (COX-2) e la sintasi dell’ossido nitrico inducibile (iNOS). Queste vie, quando iperattivate, sono responsabili dell’aumento di citochine pro-infiammatorie e del danno ossidativo a livello cellulare. Il cardamomo sembra anche promuovere l’attività di enzimi antiossidanti come la superossido dismutasi (SOD), la catalasi (CAT) e il glutatione ridotto (GSH), contribuendo al riequilibrio redox cellulare.
Dal punto di vista cardiovascolare, il cardamomo esercita un effetto rilassante sui vasi sanguigni, grazie alla sua capacità di stimolare la produzione di ossido nitrico (NO) e di comportarsi come antagonista dei canali del calcio, promuovendo la vasodilatazione. Alcuni studi suggeriscono anche un ruolo del 1,8-cineolo nell’inibizione dell’angiotensina II, una molecola coinvolta nell’aumento della pressione arteriosa e nello sviluppo dell’ipertrofia cardiaca. Tali meccanismi si traducono clinicamente in un miglioramento della pressione arteriosa, come dimostrato da studi condotti su pazienti con ipertensione di grado 1: l’assunzione di 3 grammi al giorno per 12 settimane ha portato a riduzioni significative sia della pressione sistolica che diastolica. È interessante notare che, in alcune sperimentazioni, il cardamomo è stato somministrato insieme a un regime ipocalorico o ad altre bevande come il tè nero, ma solo l’assunzione esclusiva ha determinato miglioramenti costanti nei marker infiammatori.

APPROFONDIMENTO SUL PROFILO FARMACOLOGICO DEL CARDAMOMO E SUI SUOI COMPOSTI BIOATTIVI
Oltre ai benefici clinici dimostrati negli studi sull’uomo, il cardamomo possiede una composizione fitochimica altamente diversificata che ne spiega l’azione multifattoriale. Tra i principali composti bioattivi presenti nella spezia si trovano l’α-terpinil acetato, che costituisce la frazione predominante dell’olio essenziale, e altre molecole come sabinene, linalool acetato, nerolidolo, limonene, geraniale, pinene e myrcene. Questa combinazione di elementi conferisce al cardamomo una spiccata azione antiossidante, capace di ridurre lo stress ossidativo attraverso la neutralizzazione dei radicali liberi. È stato osservato che queste sostanze svolgono anche un ruolo nel blocco selettivo delle vie infiammatorie, modulando enzimi chiave come la COX-2, la i-NOS e i fattori di trascrizione come NF-κB.Queste proprietà risultano particolarmente utili nel trattamento coadiuvante di diverse condizioni croniche. Infatti, il cardamomo ha dimostrato di possedere attività antibatterica, antimutagenica, epatoprotettiva, antidiabetica e cardioprotettiva. Le sue applicazioni potenziali spaziano quindi oltre l’ambito cardiovascolare, interessando anche la salute del fegato, il controllo glicemico e la modulazione dell’assetto lipidico. L’effetto vasorilassante, documentato anche in modelli animali, suggerisce un impiego futuro della spezia in fitoterapia integrata. Inoltre, uno studio ha riportato che l’assunzione quotidiana di cardamomo per 3 mesi in soggetti con steatosi epatica non alcolica ha portato a una modulazione positiva di Sirtuina-1, una proteina chiave nella regolazione dell’infiammazione e del metabolismo cellulare.
BIBLIOGRAFIA
- Heydarian A, Tahvilian N, Shahinfar H, et al. Effect of cardamom consumption on inflammation and blood pressure in adults: a systematic review and meta-analysis of randomized clinical trials. Food Sci Nutr. 2024.
- Kandikattu HK, et al. Anti-inflammatory and anti-oxidant effects of cardamom and its phytochemical analysis. Biomed Pharmacother. 2017.
- Cai ZM, et al. 1,8-cineole: a review of source, biological activities, and application. J Asian Nat Prod Res. 2021.
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