Consulenza scientifica
SEDENTARIETÀ IN CALO MA ANCORA DIFFUSA TRA ANZIANI E PERSONE VULNERABILI
Nel biennio 2023-2024 si osserva in Italia un leggero aumento della quota di popolazione adulta che pratica attività fisica in modo regolare, ritornando ai livelli precedenti alla pandemia. La metà degli adulti risulta fisicamente attiva, mentre tra gli over 65 la percentuale si ferma al 42%. Parallelamente, la quota di persone completamente inattive scende dal 31% al 27%, un segnale positivo, anche se la sedentarietà rimane diffusa. Questo comportamento risulta più marcato con l’avanzare dell’età, nelle donne, e tra chi presenta difficoltà economiche o un basso livello d’istruzione. Le differenze geografiche sono molto evidenti: al Nord i sedentari rappresentano il 16% della popolazione, mentre nel Sud si raggiunge il 38%, con punte che superano il 50% in alcune regioni. Nonostante ciò, proprio nelle aree meridionali si osserva la maggiore riduzione della sedentarietà rispetto al periodo pandemico.

LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI E REGIONALI INFLUENZANO L’ATTIVITÀ MOTORIA
Tra le persone con minori opportunità educative e reddituali, l’abbandono dell’attività fisica è più frequente: il 49% di chi ha solo la licenza elementare è sedentario, contro il 22% dei laureati. Una disparità simile si riscontra sul piano economico, con il 40% di sedentari tra chi affronta gravi problemi finanziari. Inoltre, il fenomeno cresce con l’età: tra i giovani adulti (18-34 anni) la quota di inattivi è del 22%, ma arriva al 31% tra i 50-69enni, fino a toccare il 56% negli over 85. Anche il genere incide: tra le donne la sedentarietà è al 30%, contro il 23% degli uomini. Le stesse dinamiche si confermano tra gli anziani, con il 37% completamente inattivo. Di questi, solo il 42% raggiunge i livelli minimi raccomandati di movimento settimanale, mentre un ulteriore 22% risulta solo parzialmente attivo.

SCARSO IL RUOLO DEI SANITARI NEL PROMUOVERE L’ATTIVITÀ MOTORIA
Nonostante l’evidenza scientifica sulla prevenzione offerta da una regolare attività fisica, l’intervento dei professionisti della salute appare ancora marginale. Solo il 30% degli adulti ha ricevuto un consiglio in tal senso, e anche tra le persone in sovrappeso o obese – gruppi ad alto rischio – le percentuali restano basse: rispettivamente il 28% e il 34%. Ancora più critico il dato tra chi convive con patologie croniche, dove solo il 45% è stato stimolato a muoversi di più. Tra gli anziani, la situazione è allarmante: appena il 27% ha ricevuto raccomandazioni mediche sull’attività fisica nei 12 mesi precedenti. Anche il contesto sociale gioca un ruolo: tra chi vive da solo, la sedentarietà raggiunge il 42%, contro il 35% tra chi vive con altre persone. Il quadro complessivo conferma che il supporto sanitario e il contesto relazionale sono determinanti per favorire abitudini più attive, soprattutto nelle regioni del Sud, dove la sedentarietà tocca livelli ancora troppo elevati.
BIBLIOGRAFIA
- Pierannunzi C, Palmieri L, Simi R. Promozione dell’attività fisica in Italia: i dati della sorveglianza PASSI. Epidemiol Prev, 2023.
- Guthold R, Stevens GA, Riley LM, Bull FC. Global trends in insufficient physical activity among adolescents: a pooled analysis. Lancet Child Adolesc Health, 2020.
- Lee IM, Shiroma EJ, Lobelo F, et al. Effect of physical inactivity on major non-communicable diseases worldwide. Lancet, 2012.
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