ATTIVITÀ ANTIOSSIDANTE E CONGELAMENTO: GUIDA PRATICA

Attività antiossidante: guida chiara per proteggere frutta e verdura nel freddo. Spieghiamo congelamento rapido, scottatura, uso di crioprotettori e conservazione a −18 °C. Indicazioni pratiche per scongelare, cuocere a vapore o microonde e ridurre la perdita di vitamina C, carotenoidi e polifenoli. Focus su bacche, spinaci, cavolfiore e piselli, con differenze tra intero e puree. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Barbara Martinelli

Dottore in Dietistica. Ha conseguito la laurea triennale in dietistica nel 2014; laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione nel 2016. Lavora presso l’UOSA Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AOU Senese. Relatore in numerosi congressi in ambito nutrizionale e docente nei corsi per il personale dell’AOU Senese.

FONDAMENTI DELL’ATTIVITÀ ANTIOSSIDANTE E COME SI MISURA

La attività antiossidante descrive la capacità di molecole alimentari di neutralizzare i radicali liberi, spegnendo reazioni che danneggiano lipidi, proteine e DNA. Nella dieta la esercitano vitamine come la C e la E, carotenoidi, e un ampio gruppo di polifenoli, che nei vegetali si sommano in un effetto di rete. L’effetto reale nasce dalla cooperazione tra composti idrofili e lipofili, che agiscono in compartimenti diversi dell’alimento e dell’intestino. Il microbiota trasforma vari polifenoli in metaboliti spesso più attivi, aumentando l’impatto sullo stress ossidativo. Per stimare la attività antiossidante esistono saggi che misurano donazione di elettroni o di idrogeni, due vie chimiche con esiti complementari. I test basati sul “potere riducente” fotografano la tendenza di un antiossidante a cedere elettroni; quelli “radical scavenging” rilevano la capacità di intrappolare radicali e interrompere reazioni a catena.

Le condizioni di prova (pH, solventi, tempo di reazione) influenzano il risultato e vanno interpretate con cautela. È quindi utile combinare metodi diversi per cogliere l’ampiezza dell’effetto, evitando conclusioni affrettate da un solo numero. La scelta dell’unità (peso fresco o secco) sposta la lettura dei dati e va sempre dichiarata. In chiave dietetica, l’interazione tra matrici complesse rende l’apporto di frutta e verdura più efficace della somma dei singoli integratori. Comprendere come si misurano questi fenomeni aiuta a leggere correttamente i cambiamenti dovuti a congelamento e stoccaggio. Anche la gestione domestica incide: taglio, esposizione all’aria e tempo prima del consumo modulano la attività antiossidante. Questi concetti sono la base per interpretare le scelte tecnologiche e di conservazione a -18 °C. In questo quadro, eventuali crioprotettori possono proteggere struttura e compartimenti dove gli antiossidanti operano.

COSA ACCADE DURANTE IL CONGELAMENTO E NELLA CONSERVAZIONE

Il congelamento inizia con la formazione di nuclei di ghiaccio e prosegue con la crescita dei cristalli: la velocità del processo decide la loro dimensione. Raffreddamenti rapidi producono microcristalli che preservano le cellule; raffreddamenti lenti formano cristalli grandi che rompono membrane e pareti. L’acqua che congela concentra i soluti rimasti liquidi, cambia viscosità, pH e forza ionica, e questo modifica l’equilibrio chimico dell’alimento. Anche a basse temperature alcune reazioni ossidative ed enzimatiche non si fermano del tutto, specie se la matrice resta sopra la sua “transizione vetrosa”. La scottatura pre-congelamento inattiva ossidasi responsabili di imbrunimenti e perdite di vitamina C, ma può causare dilavamento di composti idrosolubili. I crioprotettori hanno due strategie: quelli colligativi (zuccheri, sali) legano acqua e abbassano il punto di congelamento; quelli non colligativi (proteine, polisaccaridi) schermano superfici cellulari e proteiche.

Durante la conservazione a -18 °C si possono verificare ricristallizzazioni che peggiorano la microstruttura, specie se la temperatura oscilla. Il danno meccanico liberato dal gelo può aumentare l’estraibilità di alcuni antiossidanti nei test, ma non sempre corrisponde a un reale vantaggio nutrizionale. Alla fase di disgelo, la perdita di siero trascina nutrienti idrosolubili e riduce la concentrazione in boccone. Ridurre il tempo di scongelamento, limitare l’esposizione all’ossigeno e cuocere con poca acqua aiuta a trattenere i composti sensibili. Temperature più basse di -18 °C riducono movimento molecolare e ricristallizzazione, con effetti protettivi sui bioattivi. La progettazione del profilo termico resta quindi decisiva per salvaguardare frutta e verdura e preservarne la attività antiossidante lungo la catena del freddo.

EVIDENZE SU ORTAGGI E FRUTTI CONGELATI E LE MOSSE PRATICHE

Negli ortaggi scottati, l’impatto del congelamento sulla attività antiossidante risulta spesso contenuto: cavolfiore e cavolo riccio mostrano una buona tenuta, mentre negli spinaci si osserva un calo immediato dopo il processo. Sui piselli l’andamento dipende dalla varietà e dal metodo analitico, con risultati non sempre sovrapponibili. Nei frutti di bosco interi – more, lamponi, mirtilli – la capacità antiossidante resta spesso stabile, mentre puree e polpe perdono più facilmente efficacia perché la rottura dei tessuti espone substrati alle ossidasi. Sistemi rapidi come IQF o vapori criogenici favoriscono microcristalli e minori danni rispetto a tunnel ad aria statica domestici. Durante la conservazione a -18 °C, la vitamina C e alcuni fenoli possono diminuire gradualmente, ma le misure di attività non sempre calano in parallelo per aumentata estraibilità nei saggi. Temperature ancora più basse, intorno a -30 °C, hanno mostrato una migliore tenuta di antociani e polifenoli rispetto a -20 °C. Evitare sbalzi di temperatura limita la ricristallizzazione, che altrimenti accelera perdita di consistenza e nutrienti.

A casa conviene cuocere direttamente da surgelato quando possibile, usare tempi brevi e cotture a vapore o microonde per trattenere composti idrosolubili. Per smoothie e puree, l’uso mirato di crioprotettori di origine alimentare può preservare tessitura e compartimenti dove agiscono gli antiossidanti. La scelta della materia prima conta: maturità al raccolto, cultivar e tempi tra raccolto e freddo influenzano la qualità iniziale. In mensa e ristorazione, lotti piccoli, abbattimento rapido e catena del freddo controllata aiutano a salvaguardare frutta e verdura di stagione tutto l’anno. Per il consumatore, etichette chiare su tempi e modalità di conservazione a -18 °C sono un alleato per mantenere il meglio del profilo nutrizionale.

BIBLIOGRAFIA

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