10.000 PASSI AL GIORNO? ANCHE MENO FANNO BENE AL CUORE

Non servono per forza 10.000 passi al giorno per stare bene. Già da 2.500 passi si riduce il rischio di mortalità e malattie cardiache. Camminare ogni giorno a passo sostenuto migliora il metabolismo, aiuta a controllare il peso e rafforza il cuore. Bastano piccoli cambiamenti quotidiani, come prendere le scale o camminare dopo i pasti, per raggiungere i 7.000 passi e ottenere benefici concreti. La scienza lo conferma: ogni passo conta davvero. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

10.000_passi

Consulenza scientifica

Katia Gennai

Dietista. Ha conseguito il Diploma di Tecnico in Dietologia e Dietetica Applicata nel 1994; laurea triennale in dietistica nel 2004. Lavora presso l’UOSA di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AOU Senese. Docente nel corso di laurea in Dietistica.

QUANTI PASSI SERVONO DAVVERO PER STARE IN SALUTE?

Camminare ogni giorno è una delle attività fisiche più semplici, accessibili e sottovalutate per migliorare la salute generale. L’idea dei 10.000 passi al giorno è diventata un riferimento globale, ma i dati scientifici più recenti mostrano che anche numeri più bassi possono avere effetti sorprendenti.

Secondo una meta-analisi che ha coinvolto oltre 111.000 persone, già a partire da 2.500 passi quotidiani si registrano miglioramenti misurabili nella salute cardiovascolare, con una riduzione dell’8% del rischio di mortalità e dell’11% di patologie cardiache rispetto a chi ne compie solo 2.000.

L’impatto cresce rapidamente: camminare tra i 7.000 e gli 8.000 passi al giorno può dimezzare il rischio di malattie cardiovascolari e ridurre la mortalità fino al 60%. In altre parole, non è necessario arrivare a 10.000 per fare una reale differenza: ogni singolo passo contribuisce alla prevenzione delle malattie croniche.

IL RITMO FA LA DIFFERENZA: MEGLIO UN’ANDATURA SOSTENUTA

Non è solo la quantità di passi a contare, ma anche l’intensità con cui si cammina. La revisione dei dati mostra infatti che camminare a un ritmo moderato o sostenuto amplifica i benefici rispetto a un’andatura lenta e distratta. Aumentare la velocità durante la camminata attiva maggiormente il sistema cardiovascolare, favorisce il controllo del peso corporeo, migliora il metabolismo e riduce ulteriormente il rischio di mortalità prematura.

Questo significa che anche con un numero di passi inferiore a 10.000, se effettuati a un’intensità adeguata, si può ottenere un vantaggio paragonabile a quello di un’attività fisica strutturata. Un’attività moderata, distribuita durante la giornata, stimola la circolazione sanguigna, abbassa la pressione arteriosa e rafforza il cuore. L’obiettivo, quindi, non è solo “quanti passi fai”, ma “come li fai”.

INIZIARE DA PICCOLE AZIONI QUOTIDIANE È LA STRATEGIA MIGLIORE

L’origine del numero simbolico dei 10.000 passi non è scientifica, ma commerciale: fu lanciato in Giappone negli anni Sessanta per promuovere un contapassi, il manpo-kei. Tuttavia, oggi sappiamo che anche camminate più brevi ma regolari hanno un impatto concreto sulla salute. Fare 7.000 passi al giorno è un obiettivo realistico per molti e può essere raggiunto con piccoli cambiamenti: salire le scale, camminare durante le telefonate, parcheggiare più lontano, o scendere una fermata prima dai mezzi pubblici.

Questi gesti quotidiani, se costanti, possono contribuire significativamente al nostro benessere fisico. E se si aggiungono i 150 minuti settimanali di attività fisica strutturata, raccomandati dalle linee guida internazionali, il beneficio si completa in modo ottimale. In definitiva, camminare non richiede attrezzature speciali o iscrizioni in palestra: è un investimento semplice, economico e altamente efficace per la salute di cuore, cervello e metabolismo.

BIBLIOGRAFIA

  1. Paluch AE, Gabriel KP, Fulton JE, et al. Steps per day and all-cause mortality in middle-aged adults. JAMA Network Open, 2021.
  2. Lee IM, Shiroma EJ. Using accelerometer data to address questions in physical activity epidemiology. Journal of Applied Physiology, 2014.
  3. Ekelund U, Tarp J, Steene-Johannessen J, et al. Dose-response associations between physical activity and mortality. BMJ, 2019.

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